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Azione: “Una soluzione per colmare le carenze di personale medico all’interno dell’ospedale di Cava” Provincia Provincia e Regione 

Azione: “Una soluzione per colmare le carenze di personale medico all’interno dell’ospedale di Cava”

CAVA in AZIONE ed il gruppo Consiliare di AZIONE a distanza di circa 3 mesi dall’ultimo comunicato con il quale si esprimeva grande preoccupazione per il funzionamento nel periodo estivo del Presidio Ospedaliero di Cava de’ Tirreni in virtù delle croniche carenze di personale operante all’interno dello stesso, sentono la necessità di evidenziare che, ad oggi, tali problematiche persistono. Quale parte politica attiva sul territorio si sente il dovere di formulare una proposta alla Direzione A.O.U. del Ruggi per trovare una soluzione che consenta sia agli utenti che a coloro che lavorano all’interno della struttura di usufruire di una struttura efficiente.

Nei prossimi giorni il personale medico dell’Ospedale di Cava subirà ulteriori diminuzioni a causa del pensionamento di un’unità in area chirurgica e del trasferimento di 2 unità vincitrici di concorso presso altre strutture. Se per i mesi estivi la Direzione Sanitaria del Presidio dell’Ospedale di Cava ha adottato il “dispositivo della guardia interdivisionale” per tamponare l’emergenza dovuta all’urgenza ed alla temporaneità della problematica legata al periodo feriale, nell’attualità si ritiene che tale soluzione non sia attuabile ed anzi sia inaccettabile in quanto non solo non garantisce una presenza costante nei reparti ma pone a rischio anche il lavoro del personale medico che è sottoposto ad una responsabilità eccessiva.

Con il “dispositivo della guardia interdivisionale” i turni scoperti del Pronto Soccorso sono stati coperti dall’internista di turno il quale, con ordine di servizio, è stato spostato al P.S. lasciando di fatto il reparto di medicina interna sguarnito del medico di guardia. Ne è conseguito che il Cardiologo di turno, sempre con ordine di servizio, ha dovuto coprire oltre al reparto di cardiologia anche il reparto di UTIC e quello di medicina interna.

Dal 15 settembre nell’area chirurgica (Chirurgia + pronto soccorso chirurgico) la direzione sanitaria del plesso, con la nota n. 2023/21781 del 7/9/23, ha stabilito, con decorrenza immediata, la riduzione nel reparto di chirurgia dei posti letto da 15 ad 8, oltre alla sospensione sia dell’attività di elezione che di quella ambulatoriale.

Dall’1/10/2023 nell’area medica (medicina interna + P.S. medico) andranno via 2 unità che non saranno sostituite anche a causa della poca partecipazione ai concorsi che periodicamente sono stati banditi sia a livello nazionale che dall’Azienda la quale si è preoccupata di prevedere e svolgere concorsi per la “Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza” oltre che per la Cardiologia (come avvenuto ad esempio per il presidio di Castiglione) mentre, invece, quelli per la medicina interna – che avrebbero potuto garantire una boccata di ossigeno al nostro nosocomio -, già banditi ed in corso di espletamento risultano fermi senza motivazione.

A quanto sopra si devono aggiungere le notevoli difficoltà della sanità pubblica e di quella campana in particolare che allontanano sempre di più il personale medico ormai attratto dalle strutture private o da quelle pubbliche del Nord Italia che garantiscono migliori condizioni di lavoro. Alla luce di ciò riteniamo che una soluzione da adottare con estrema urgenza possa essere quella di sbloccare i concorsi per la medicina interna e di intervenire immediatamente prevedendo un assetto organizzativo del Servizio di Pronto Soccorso nell’ambito dell’Unità Operativa Complessa di Medicina o meglio dell’Area Medica che possa rendere più agevole la copertura dei turni del Pronto Soccorso senza contrarre l’assistenza di reparto.

Ci si augura che quanto proposto possa trovare il favore dei vertici dell’Azienda e che venga posto in essere quanto necessario per scongiurare il depotenziamento, se non addirittura la chiusura, di due reparti fondamentali quali quello di Chirurgia e quello del Pronto Soccorso senza i quali lo stesso Ospedale cittadino non avrebbe più ragione d’essere.

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